La dipendenza non crea amore.
Anaïs Nin
Non posso vivere senza di te è la frase che più rappresenta ciò che si prova in queste situazioni.
Ognuno di noi sceglie i propri riferimenti: c’è chi sviluppa dipendenza affettiva dai genitori o da uno di essi, dai figli, dai fratelli, dal partner, dagli amici, dagli insegnanti, da un guru o dal terapeuta, che diventano così appoggi, guide, che sembrano toglierci la paura di non riuscire a stare sulle nostre gambe.
Proprio per questo motivo è importante imparare a prendersi cura di sé, ricordarsi di meritarsi di stare bene e, soprattutto, desiderarlo prima di ogni altra cosa.
Altrimenti nulla cambierà e continueremo a vivere relazioni sempre uguali: stessi schemi, stesse dinamiche, stesso dolore.
Se invece vogliamo davvero mettere noi al centro della nostra vita e dire basta a tutta questa sofferenza, a questi legami che ci intrappolano, allora sì, possiamo cambiare.
Dobbiamo però essere consapevoli che all’inizio saranno indispensabili volontà e costanza. Non solo.
Dobbiamo crederci davvero e ricordarci ogni giorno che noi siamo la cosa più importante.
Sembrerà forse difficile, ma perché non provare a fare qualcosa di diverso? Perché non provare un’altra strada che, anche se ci fa paura, potrebbe portarci a vivere una vita diversa? Non vale la pena provare?
Non ci vogliono anni per superare la dipendenza affettiva, ma tanta motivazione e tanta voglia di stare bene. Scopri qui da dove iniziare. |
Cos’è la dipendenza affettiva e come si esprime
Alla base della dipendenza affettiva c’è la nostra profonda necessità di instaurare un legame con un’altra persona e di entrare in sintonia emotiva con lei, poiché la nostra identità ed autostima dipendono da ciò che l’altro pensa e dai suoi comportamenti.
Il disamore per noi stessi, la sfiducia nel nostro valore e nelle nostre capacità e la bassa autostima, creano ed alimentano la sensazione di non essere degni di essere amati. Questo provoca in noi un bisogno incessante di rassicurazioni e conferme da parte del partner.
Attribuiamo all’altra persona un’importanza tale da annullare noi stessi e dimentichiamo di ascoltare i nostri bisogni, necessità e desideri più profondi e veri.
Tutto questo perché non vogliamo affrontare la nostra paura più grande: la rottura della relazione. Ci preoccupiamo in modo irrealistico di essere lasciati soli e di essere abbandonati, anche quando non ci sono motivi che giustifichino tale paura.
La necessità di conservare a tutti i costi un legame tanto importante ci porta a tollerare maltrattamenti e tradimenti.
Superare un tradimento è una sfida che in questi casi possiamo dover affrontare: non solo quello del partner, ma anche di noi stessi, di chi siamo davvero. Perché l’altro è sempre più importante di noi.
Quando invece termina la relazione, cerchiamo subito un’altra relazione che ci dia nuovamente l’accudimento e supporto perduto. Tuttavia, la convinzione di non poter sopravvivere senza una relazione sentimentale ci spinge ad attaccarci rapidamente e indiscriminatamente ad un’altra persona.
A volte lo facciamo alla ricerca del partner perfetto, come fosse un’ossessione, un bisogno vitale senza al quale non possiamo vivere. Altre volte rimaniamo in relazioni sentimentali dolorose o frustranti, nonostante ci sentiamo insoddisfatti e accettiamo continui tradimenti piuttosto che andare via.
Come ci sentiamo davvero?
Alla base della dipendenza affettiva ci sono sentimenti e sensazioni molto profonde, vediamone alcuni insieme:
- La paura di perdere il legame con l’altra persona;
- il terrore dell’abbandono o della separazione;
- il terrore della solitudine e della distanza;
- la paura di mostrarsi per quello che si è, di essere stessi;
- il senso d’inferiorità nei confronti del partner;
- il costante senso di colpa se accadono discussioni, litigi o se non si danno tutte le proprie attenzioni al partner;
- il rancore e la rabbia;
- gelosia e possessività;
- l’ossessione per l’altro;
- l’incapacità di allontanarsi dal partner, anche quando si è consapevoli che è distruttiva per se stessi;
- sentimenti di disperazione quando si è lontani dal partner;
- mancanza di interesse per sé e la propria vita, quindi la vita sociale si riduce;
- sentimenti di estrema devozione al partner;
- la tendenza ad isolarsi;
- l’incapacità di stare da soli;
- il timore del conflitto, anche minimo, perché potrebbe minacciare il legame;
- sensazione costante di non sentirsi abbastanza bravo per l’altro, di essere degno e meritevole del suo amore;
- l’incapacità di tollerare l’assenza del partner per paura di poterlo perdere;
- insonnia, nausea, disturbi gastrici, depressione, o altri disturbi psicosomatici.
Quali comportamenti mettiamo in atto?
Ci sono alcuni comportamenti che spesso mettiamo in atto in queste situazioni, che a volte facciamo a fatica o non vogliamo vedere.
Ad esempio, siamo incapaci di prendere decisioni in modo autonomo senza l’approvazione, i consigli o le rassicurazioni del partner. La mancanze di fiducia nelle nostre capacità di scegliere e la forte tendenza a colpevolizzarci rendono impossibile la possibilità di agire. In questo modo diamo tutta la responsabilità della nostra vita al partner.
Non dedichiamo più momenti a noi stessi: riduciamo o annulliamo completamente il tempo per i nostri bisogni, necessità, attività e svaghi e lo impieghiamo interamente per dare attenzioni al partner.
Ci incolpiamo di qualunque evento o situazione negativa accada nella coppia, non esprimiamo mai la nostra opinione, perché non ci sentiamo abbastanza importanti da esprimere il nostro giudizio e tendiamo quindi ad essere sempre d’accordo con il l’altra persona. Non riusciamo a creare o difendere i nostri spazi e di farci rispettare quando ci sentiamo calpestati.
Ricerchiamo continue rassicurazioni e la vicinanza del partner ed impieghiamo molte energie e sforzi per mantenere la relazione.
Si tratta di dipendenza affettiva o amore?
Le relazioni che abbiamo avuto da bambini con i nostri genitori ci hanno insegnato cosa vuol dire amare, che cos’è l’Amore: ci hanno insegnato proprio “le forme dell’Amore”, tra i genitori, per noi stessi, tra genitori e figli, per gli altri.
Così quando cresciamo, tendiamo a riprodurre ciò che abbiamo imparato, ciò che ci è familiare, ciò che abbiamo vissuto in prima persona. I legami familiari ci hanno lasciato un’impronta profonda, che cercheremo di ricalcare in ogni relazione successiva.
Se abbiamo imparato che l’Amore è dipendenza, sfiducia, maltrattamento, gelosia, possesso, controllo, sacrificio, tenderemo a ricercarle e a riviverle, perché è ciò che conosciamo sull’amore, è ciò che crediamo essere Amore.
E nei casi di dipendenza affettiva, accetteremo di vivere tutto questo a qualsiasi costo.
Dobbiamo ricordarci che non è Amore quando:
- non si può più vivere senza l’altro,
- si ha valore in funzione dell’altro,
- si è infelici ma si è incapaci di separarsi,
- non si può essere stessi,
- non si possono esprimere le proprie emozioni ed i propri bisogni,
- ci si sente incapaci di decidere,
- prevale la paura di essere abbandonati, della solitudine, di sbagliare e di non riuscire a cavarsela da soli.
È perciò importante imparare a riconoscere da dove deriva il nostro modo di amare, prima di poter superare la dipendenza affettiva, prima di poter Amare davvero.
Le cause della dipendenza affettiva
Vediamo ora insieme alcune dinamiche familiari che possono essere cause della dipendenza affettiva, o che possono portare a sviluppare comportamenti dipendenti:
Bambini iperprotetti in famiglia: molti genitori si sostituiscono ai figli nel prendere decisioni, crescendo futuri adulti che non sanno agire in maniera autonoma e fare scelte basate sulle proprie emozioni, necessità, ma anche sui propri desideri e valori. Al contrario, dipendono costantemente da qualcuno che gli dica cosa è meglio fare o cosa ci si aspetta che loro facciano;
Genitori dipendenti ed intrusivi: essi hanno portato il figlio a sviluppare un’immagine di Sé come di una persona inadeguata e fragile. Essi hanno infatti premiato l’eccessiva accondiscendenza e la sottomissione del bambino e respinto i suoi tentativi verso una sana autonomia;
Famiglia maltrattante: è possibile che il bambino sia stato ripetutamente umiliato e maltrattato nel corso della sua vita con il conseguente sviluppo di numerosi dubbi sulle proprie capacità di agire, assumersi nuove responsabilità ed essere indipendente. Questo ha generato nell’adulto l’idea di non essere in grado di vivere autonomamente e un’immagine di sé debole e incapace;
Genitori poco disponibili fisicamente ed affettivamente: genitori poco presenti nella vita dei propri figli possono averli portati a “diventare grandi troppo in fretta”. Questi bambini hanno avuto poca possibilità di esprimere i propri bisogni e le proprie necessità in famiglia e di conseguenza hanno sperimentato grande sofferenza e frustrazione. Hanno imparato a sacrificarsi, a occuparsi prima degli altri che di se stessi e così faranno da adulti con gli altri;
Bambini che hanno subito un abbandono traumatico: percepire il senso dell’abbandono nell’infanzia porta a due comportamenti estremamente differenti. Il primo è la mancanza di fiducia negli altri e un inevitabile rifiuto e allontanamento dai legami, il secondo è l’attaccamento morboso al partner, nel quale si accetta qualsiasi cosa pur di non rivivere una separazione così dolorosa.
Le dinamiche di coppia nella dipendenza affettiva
La dipendenza affettiva, diversamente da quello che possiamo pensare, non riguarda una sola persona, ma è una dinamica a due.
Se ci sentiamo inadeguati e non degni di amore e viviamo costantemente con il terrore di essere abbandonati dal nostro partner, questa paura ci porterà a cercare di controllare l’altro con comportamenti compiacenti e sacrificali, disponibili ed accudenti, con la speranza di rendere la relazione stabile e duratura.
La tendenza a costruire una relazione in cui l’altro ed i suoi bisogni sono centrali, porta però ad incontrare personalità egocentriche, svalutanti ed anaffettive, che finiscono per confermarci la paura di non essere degni di amore.
Tutto questo crea un circolo vizioso che si autoalimenta e che porta alla totale perdita di autostima e di autoefficacia, ad un’allerta continua, a mantenere il terrore della perdita e l’ansia costante connessa, nonché ad aumentare il controllo nella relazione.
Il partner della persona dipendente, infatti, sottolinea le debolezze di questa persona, sul piano fisico, del carattere, della bellezza, dell’intelligenza, agendo un costante confronto con un “altro sempre migliore”.
Alla lunga questo atteggiamento determina nel dipendente una maggiore insicurezza che porterà a reazioni di gelosia e di paura, nonché a mettere in atto tutti i comportamenti prima descritti.
Il partner che sceglie di stare con una persona dipendente, ha spesso anche lui bisogno di essere accudito all’interno di una relazione madre-figlio, anziché alla pari.
O al contrario può diventare una persona sfuggente, irraggiungibile o rifiutante, per sentirsi così al centro dell’attenzione, alimentare le attenzioni e l’interesse dell’altro e compensare vuoti affettivi che non è in grado di colmare da solo.
Come abbiamo visto, questi sono atteggiamenti e comportamenti che si incastrano perfettamente in una dinamica che non esisterebbe se non a due. La relazione che si stabilisce infatti è caratterizzata dall’alternanza di ruoli legati fra loro a doppio filo dallo stesso stato di dipendenza.
Quando la dipendenza affettiva diventa un problema?
Un certo grado di dipendenza dal partner è parte di ogni storia d’amore, sopratutto nella fase dell’innamoramento, in cui vi è un forte senso di intimità e passione ed il senso di fusione è molto forte.
Quando tali caratteristiche più dipendenti si protraggono nel tempo e diventano la modalità di interazione prevalente e necessaria al mantenimento della relazione stessa, si rischia di cadere nella dipendenza affettiva.
La possibilità di andare oltre la fase dell’innamoramento e di amare davvero l’altro, infatti, dipende dalla possibilità dei membri della coppia di percepirsi e rispettarsi come individui separati e diversi l’uno dall’altro.
Quando la coppia oscura i propri bisogni e desideri, ci incatena all’altro, soffoca la nostra individualità e diventa una vera e propria dipendenza affettiva.
Solitamente sia gli interessi che gli hobby vengono abbandonati e il fulcro dell’esistenza diventa il partner. Anche il rendimento lavorativo diminuisce perché la persona è costantemente preoccupata per i suoi problemi sentimentali e ci rimugina costantemente per risolverli.
Le conseguenze della dipendenza affettiva possono essere ancora maggiori: stress e ansia, pensiero ossessivo nei confronti del partner, depressione, disturbi psicosomatici e comportamenti impulsivi e compulsivi che, nei casi più gravi, possono portare alla minaccia o ad azioni autolesionistiche e tentativi di suicidio.
Infine, ma non meno importante, c’è l’incapacità di abbandonare la relazione, nonostante le sue conseguenze negative e lo stato di malessere e stress provato. Al contrario, si oscilla tra alti e bassi, a volte molto dolorosi.
Infatti in alcuni casi estremi, ad esempio quando il partner è violento fisicamente, le persone dipendenti tendono a giustificarlo, si isolano, mentono o non chiedono aiuto pur di proteggerlo: non si riesce a lasciarlo neppure quando è a rischio la propria incolumità fisica.
Dipendenza affettiva maschile e femminile
La dipendenza affettiva sembra essere una dipendenza prevalentemente femminile. La donna nel corso dei secoli ha sempre avuto il compito di accudire ed occuparsi della famiglia e le è stata poco concessa la possibilità di esprimere la propria autonomia ed i propri bisogni.
Non solo. La felicità per una donna coincideva, e a volte coincide ancora adesso, con la costruzione di una famiglia e di una relazione sentimentale con un uomo.
Le donne dipendenti mettono in atto atteggiamenti protettivi nei confronti del partner, comportandosi come confidenti, mamme, o crocerossine. Esse tendono a mettere in disparte i propri bisogni nel rapporto di coppia, assecondano costantemente quelli del partner e cercano di limitare in tutti i modi i conflitti reprimendo la rabbia, rimuovendola o dirigendola verso se stesse.
Non è più così. Anche l’uomo ha bisogno di affetto, solo che lo ricerca in modo diverso.
L’uomo dipendente maschera il proprio bisogno d’affetto investendo moltissime energie nel lavoro, negli hobby e nello sport, o comportandosi in maniera iperprotettiva ed ossessivamente gelosa e possessiva.
Consigli pratici quando la difficoltà è lieve
Dedicare del tempo a sé stessi, ascoltare le proprie emozioni, isolarsi dal resto del mondo e rimanere soli. Questo è particolarmente utile per poter entrare in contatto con la parte di noi inascoltata, che non riesce ad esprimersi e ha paura di essere vista: un modo per essere noi stessi, così come siamo. Si posso utilizzare le meditazioni, il Trainig Autogeno e la Mindfulness;
Provare a chiedersi ogni giorno: cosa mi piace? Di cosa ho bisogno? Cosa desidero davvero nella mia vita? Cosa voglio cambiare? Cosa mi fa stare bene? Cosa no? Queste domande sono utilissime per iniziare a concederci lo spazio che meritiamo, per ascoltarci e prenderci cura di noi. Prima però dobbiamo sapere cosa ci rende felici, cosa ci piace e cosa no;
Iniziare a dire no quando sentiamo che le richieste degli altri sono eccessive o diverse da ciò che noi vogliamo;
Provare ad allontanarci quando i comportamenti del partner ci feriscono, sono irrispettosi o maltrattanti e violenti e cercare un posto dove ci sentiamo al sicuro;
Fare qualcosa che ti piace da solo, riscoprire i tuoi interessi e le tue passioni: ciò che è solo tuo, unico e speciale;
Fare qualcosa di creativo, che ti aiuti ad esprimere te stesso, a sentire di poterlo fare. Questo aiuterà la tua autostima, ti aiuterà a riscoprirti e ti darà nuova forza e vitalità;
Chiedersi più spesso: io cosa penso? Sviluppa un pensiero che sia solo tuo ed esprima davvero chi sei. Scopri il tuo modo di vivere, la tua filosofia di vita. Non vivere la vita degli altri;
Iniziare a soddisfare da soli i propri bisogni e desideri, senza più aspettare che lo facciano gli altri. Inizia dalle piccole cose, fino a diventare sempre più autonomo ed indipendente.
Come guarire dalla dipendenza affettiva con la psicoterapia individuale o di coppia
L’approccio sistemico-relazionale si prende cura proprio delle relazioni, della loro inevitabile complessità e del modo di viverle affinché diventino una possibilità di evoluzione per l’individuo.
L’intervento psicoterapeutico per superare una dipendenza affettiva può avvenire su due livelli: sulla persona e sulla coppia.
Nella terapia individuale si aiuta la persona a:
- Diventare consapevole del problema della dipendenza affettiva;
- Rimettere al centro la persona con i suoi bisogni emotivi, spostando l’attenzione dalla preoccupazione per l’altro al benessere personale;
- Potenziare o sviluppare l’autostima, l’autonomia e il riconoscimento del valore di sé;
- Approfondire la storia personale e familiare per comprendere ed accettare il proprio passato, ma rileggerlo e rivederlo con occhi nuovi e più maturi;
- Comprendere le origini del problema attraverso l’esplorazione della storia familiare ed individuale per aumentare la consapevolezza relativa alle cause e ai meccanismi che mantengono la dipendenza;
- Prendere consapevolezza la modalità di reazione quando i propri bisogni non vengono soddisfatti e sviluppare modalità nuove di prendersi cura di sé;
- Riacquistare progressivamente i propri spazi, i propri amici, i propri interessi e passioni;
- Sviluppare uno stile assertivo di comunicazione.
Sarà un viaggio alla scoperta di te stesso, di chi sei, e delle tue relazioni infantili, dei tuoi legami più importanti.
La terapia di coppia invece cercherà di:
- Far emergere gli schemi emotivi e di comportamento che generano nella coppia una costante insoddisfazione,
- Sviluppare spazi di autonomia all’interno della coppia mantenendo la relazione,
- Promuovere il riconoscimento reciproco dei bisogni senza pretendere che sia l’altro a soddisfarli;
- Indagare i bisogni della coppia;
- Diventare maggiormente consapevoli delle dinamiche di dipendenza all’interno della relazione;
- Individuare le difficoltà di comunicazione presenti nella coppia e sviluppare nuove forme di comunicazione;
- Aiutare i membri della coppia ad acquisire una maggiore conoscenza delle emozioni e degli stati d’animo del partner
- Comprendere ed esprimere al meglio le proprie emozioni ed i propri desideri.
Se hai bisogno e stai cercando un contesto in cui poter parlare liberamente, contattami senza difficoltà! Grazie all’aiuto di un professionista, potrai capire i passi da fare per superare la dipendenza affettiva. Sia per te stesso, sia per la coppia. |
Chi sono e di cosa mi occupo
Dott.ssa Giulia Torelli
Psicologa Psicoterapeuta Esperta in Sessuologia Clinica
Sono una psicoterapeuta relazionale e aiuto le persone che stanno vivendo relazioni difficili in coppia, in famiglia, con se stessi, con il proprio corpo e le proprie emozioni.
Credo che relazioni costituiscano la modalità più importante e privilegiata attraverso la quale possiamo coltivare noi stessi e la nostra evoluzione come individui.
Mi chiamano psicologo. Questo è un errore. Sono piuttosto realista in un senso più alto, cioè descrivo tutte le profondità dell’animo umano.
Fëdor Dostoevskij