Erroneamente pensiamo che il cibo sia solo un mezzo di sostentamento il cui unico fine è quello di soddisfare un bisogno fisiologico. Effettivamente nutrirsi è la cosa più naturale che un essere umano compia: un bisogno primario che va soddisfatto per sopravvivere. 

Il cibo in realtà sta al centro di diverse dinamiche sociali nella nostra vita: protagonista del primo legame importante che instauriamo nel grembo materno, il cibo viene da sempre usato per festeggiare, per contrastare la noia e la depressione o come oggetto consolatorio nei momenti più tristi. 

Nel cibo investiamo emozioni, speranze e desideri inconsci, i quali hanno spesso un significato inconfessabile alla nostra parte razionale.

Mangiare non significa semplicemente soddisfare la sensazione fisica della fame: sempre più frequentemente mangiamo per soddisfare o mettere a tacere le nostre emozioni, poichè incapaci di affrontarle e gestirle

Quando usiamo il cibo per distogliere l’attenzione dalle emozioni per noi intollerabili rischiamo però di ritrovarci, dopo un breve momento di sollievo, a gestire ulteriori sensi di colpa: per aver mangiato troppo o per la vergogna per non essere stati in grado di superare un momento di disagio senza ricorrere al cibo.

Dipendenza dal cibo e disturbi alimentari:

Questa modalità di affrontare le emozioni negative con il cibo dunque non elimina le cause che stanno all’origine del problema emotivo anzi, amplificano il disagio, rischiando di sfociare in una vera e propria dipendenza.

Negli ultimi anni, la dipendenza da cibo è quella che, tra le nuove forme di dipendenza, si sta sviluppando in maniera sempre più consistente  rappresentando un importante problema di salute pubblica, considerando il progressivo abbassamento dell’età di insorgenza: sempre più frequenti sono infatti le diagnosi in età preadolescenziale e nell’infanzia.

La relazione spesso difficile tra cibo ed emozioni che porta all’abuso nel consumo di alimenti può creare disturbi che vanno dalla semplice abbuffata fino ad arrivare alla vera e propria patologia.

Anoressia, bulimia, ortoressia, obesità ed altri disturbi dell’alimentazione sono patologie complesse che, se non trattati in tempi e con metodi adeguati, possono diventare una condizione permanente e compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo.

Spesso dietro una storia di cattivo legame tra cibo ed emozioni si nasconde un problema di accettazione di sé, la necessità di soffocare il vuoto emotivo o una bassa autostima. Anche emozioni come la noia, la rabbia o la tristezza possono portare a cercare consolazione nel cibo. Spesso non ci si rende conto di provare tutto questo e si pensa erroneamente che sia il cibo la reale difficoltà da risolvere.Emozioni co la noia, la rabbia o la tristezza possono portare a cercare consolazion

Come mettere fine ad una relazione difficile tra cibo ed emozioni? 

Ascolto di sè e gestione delle emozioni:

Per avere un controllo maggiore su se stessi e per meglio convivere con le proprie emozioni, è utile maturare una buona consapevolezza del proprio rapporto con il cibo. 

Per prima cosa è necessario imparare a distinguere la fame emotiva dalla fame fisica.

FAME FISICA:

  • Arriva gradualmente e può essere posticipata,
  • Può essere soddisfatta attraverso diversi tipi di alimenti,
  • Non provoca senso di colpa,
  • Una volta soddisfatta ci si riesce a fermare,
  • È caratterizzata da manifestazioni fisiche all’altezza dello stomaco,
  • È frutto di una scelta volontaria.

FAME EMOTIVA:

  • È improvvisa e urgente,
  • È insistente,
  • Riguarda un determinato tipo di alimento (es. pizza, gelato..),
  • Ci fa sentire in colpa,
  • Non si ferma anche se il corpo è pieno,
  • È automatica.

Riconoscere il mangiare emotivo èil primo passo per imparare agestire gli attacchi di fame nervosa. Ma non è sufficiente. E’ necessario anche identificare le vere cause che portano a questi tipi di comportamento, che sono specifiche per ogni persona. 

Ecco dei suggerimenti pratici per gestire la fame emotiva:

  1. Riconosci la fame emotiva da quella fisica
  2. Identifica l’emozione dietro la fame
  3. Scrivi su un diario le tue emozioni

E’ molto importante porsi domande come: mi è mai capitato di mangiare mossa dall’emozione? quale emozione provavo in quel momento? uso il cibo per sentirmi appagato o me ne privo per sentirmi “forte”? mi rifugio nel cibo per cercare aiuto? 

Sia nei casi di fame nervosa, alimentazione incontrollata o di astensione dal cibo è molto utile registrare queste situazioni, emozioni e pensieri: tenere una sorta di diario in cui descriviamo cosa è successo prima e dopo il comportamento che vogliamo migliorare può aiutarci, con l’aiuto di uno psicoterapeuta, a riscontrare i motivi per cui incorriamo in tali comportamenti; partendo da questi, si potrà pianificare un percorso di trattamento mirato e specifico.