“La rabbia che si manifesta ci mostra che non eravamo in sintonia con la nostra sensibilità più profonda. Quindi non dobbiamo reprimere la rabbia, bensì parlare con essa.”

Anselm Grün

Quando preoccuparsi in caso di bambini aggressivi

L’aggressività nei bambini diventa un segnale di una difficoltà o di un disagio quando è la modalità prevalente di rapportarsi agli altri: diventa costante, intensa e difficilmente modificabile dall’intervento dell’adulto.

Diventa un problema anche quando provoca danni a se stessi o agli altri e quando è sproporzionata rispetto alla situazione o al contesto.

Anche quando questi episodi di aggressività si manifestano in più ambienti del bambino (famiglia, scuola, ambiente sportivo, ecc.), possono indicare un segnale di fragilità e di una difficoltà comportamentale.

È quindi molto utile che i genitori imparino ad osservare i comportamenti aggressivi del figlio, per comprendere se la sua aggressività sia fisiologica o al contrario un segnale di allarme o una richiesta di aiuto da non ignorare.

Inoltre, conoscere il bambino e sapere come comportarsi, permette di ridurre i propri sentimenti di impotenza e sconforto e rappresenta una possibilità di costruire un buona relazione di sostegno e condivisione emotiva con lui.

Anche se ogni bambino ed ogni famiglia sono unici, vedremo tra poco quali comportamenti è possibile mettere in atto fin da subito e quali comportamenti possono peggiorare la situazione o gravare maggiormente su un bambino già in difficoltà.

Questo è utile sia che tu sia un genitore, un insegnante o un’altra figura importante per il bambino.

Come si comportano i bambini aggressivi e a quali manifestazioni prestare attenzione?

Le forme in cui si manifesta l’aggressività dei bambini sono diverse in base alla situazione e al loro temperamento. Alcuni mettono in atto comportamenti aggressivi espliciti, come mordere, sputare, dare calci o manate, graffiare, tirare i capelli, rompere o rubare oggetti, colpire il muro con testa o pugni. Altri invece si ritirano in un angolo e tengono il muso, adottando modalità maggiormente passive.

Al di là del comportamento, entrambi i bambini sono in difficoltà nell’esprimere le proprie emozioni.

L’osservazione da parte dell’adulto è fondamentale, poiché imparare a gestire le proprie emozioni è un processo complesso che si apprende proprio all’interno della relazione con la figura di riferimento. Attraverso questa relazione il bambino può imparare a riconoscere le proprie emozioni, a comprendere quali desideri, pensieri o bisogni lo hanno mosso e quali comportamenti adottare in queste situazioni.

Prestate attenzione in particolar modo a:

  • Manifestazioni d’ira prolungate;
  • Scoppi d’ira sproporzionati rispetto al contesto e alla situazione;
  • Comportamento autolesionistico del bambino, ad esempio sbattere la testa o colpire se stesso;
  • Comportamenti aggressivi del bambino che fanno male psicologicamente o fisicamente agli altri;
  • Capricci continui;
  • Incapacità di calmarsi da solo.

 

Cosa comunica il comportamento aggressivo nei bambini?

È importante, come già visto, osservare e monitorare i comportamenti aggressivi e nervosi dei bambini ed i contesti nei quali si manifestano, poiché possono dare informazioni importantissime per poterlo aiutare.

Alcuni comportamenti si possono manifestare in più contesti (a scuola, con gli amici, in famiglia) e hanno a che fare con la sua necessità di affermare se stesso.

Vediamone alcuni:

  1. Possedere o raggiungere qualcosa, che sia fisico o non, ad esempio possedere un gioco che desidera;
  2. Affermare il proprio potere e dimostrare di essere capace, forte ed indipendente, ad esempio tirare un calcio per sentirsi più forte dell’altro;
  3. Difendersi quando si sente minacciato o prevaricato, ad esempio quando gli viene sottratto qualcosa a cui tiene;
  4. Rivalità verso un suo coetaneo o un adulto, ad esempio verso un genitore o un fratello che gli tolgono attenzione;
  5. Entrare in rapporto con gli altri o inserirsi in un gruppo sociale, ad esempio prendere in giro qualcuno o fargli un dispetto;
  6. Esprimere un sentimento di inferiorità o di superiorità, sia nei confronti degli adulti sia verso i coetanei, ad esempio distruggere qualcosa fatto da un altro bambino.

Altri comportamenti si manifestano in un contesto particolare e quindi è importante arrivare a comprendere quali messaggi specifici il bambino sta comunicando.

Ad esempio, i comportamenti aggressivi messi in atto in famiglia possono essere una modalità per attirare l’interesse e l’attenzione dei genitori. In alcuni casi possono essere invece la risposta ad eventi stressanti e a cambiamenti importanti, ma allo stesso tempo destabilizzanti, come la nascita di un fratellino, un trasloco, un lutto in famiglia o la malattia di un genitore.

 

Bambini aggressivi: cause scatenanti

Vediamo ora quali fattori possono essere causa dei comportamenti aggressivi dei bambini:

L’ambiente familiare è il contesto che ha maggiore influenza sul bambino, poiché ne orienta e plasma i comportamenti, soprattutto durante l’infanzia. La relazione che si instaura tra il bambino ed il genitore è fondamentale, poiché il figlio necessita di una figura di riferimento che percepisca i suoi bisogni, li sappia interpretare e comprendere e risponda in maniera pronta, sicura, costante e prevedibile.

In questo modo egli impara ad esplorare l’ambiente intorno a sé con sicurezza, a conoscere le proprie emozioni, a gestirle quando si presentano e a chiedere al genitore.  Al contrario, se il genitore si comporta in modo contraddittorio e incostante, il bambino può manifestare atteggiamenti impulsivi, oppositivi, aggressivi, spaventati, sfiduciati, difensivi e senza controllo.

Ci sono anche fattori biologici e genetici legati ad un maggior rischio di aggressività, ad esempio l’esposizione prenatale a droghe ed alcol, lo stress della madre durante la gravidanza, un parto prematuro, i deficit nutrizionali e/o cognitivi, il temperamento del bambino, problemi di attenzione e di iperattività.

Anche un ambiente culturale in cui sono presenti modelli violenti alimenta l’aggressività infantile. Un bambino che nasce e cresce nella società di oggi, entra in contatto con maggiore frequenza e facilità con episodi o comportamenti aggressivi.

Questi possono essere vissuti in modo diretto, ad esempio a scuola, in famiglia, con gli amici, altri in modo indiretto con i mass media, i videogiochi, i social network. Entrambi hanno un impatto sul bambino che sta crescendo, il quale assimila senza filtri i comportamenti, le azioni e le parole che lo circondano.

Il ruolo fondamentale della famiglia

La famiglia come risorsa

Il genitore che è in grado di comprendere le emozioni ed i pensieri alla base del comportamento aggressivo del figlio, può aiutarlo ad entrare in contatto con ciò che prova e a dare un nome a ciò che sente, perché faccia meno paura. Poi potrà aiutarlo a calmarsi quando è agitato e a tollerare che un suo desiderio non venga immediatamente soddisfatto.

Crescendo, questa fondamentale funzione del genitore viene interiorizzata dal bambino, che diventa capace di tranquillizzarsi e di regolare in modo autonomo il proprio comportamento.

Ciò porterà il bambino a crescere sentendosi maggiormente autonomo e sicuro, poiché in grado di decifrare i propri bisogni e gestire le proprie emozioni ed i comportamenti. Inoltre, starà meglio con gli altri, perché saprà rispettare e farsi rispettare, instaurando buone relazioni nei contesti di riferimento.

Il genitore è quindi il modello attraverso cui il bambino impara a gestire le emozioni, le angosce ed i conflitti. Per essere tale, l’adulto deve anche essere in grado di fare ciò che vuole insegnare al figlio, che imparerà moltissimo dai suoi comportamenti.

La famiglia come criticità

Il bambino potrà incontrare difficoltà nel suo sviluppo psicologico, affettivo e sociale in diversi casi. Ad esempio, quando:

  • Il genitore esprime emozioni negative dirette al proprio figlio;
  • vi sono conflitti tra il genitori e il bambino;
  • il bambino è esposto quotidianamente a comportamenti aggressivi dei genitori.

Anche lo stile genitoriale autoritario è correlato all’insorgenza di comportamenti oppositivi e aggressivi. Questo perché è caratterizzato da poca affettività, da modalità di controllo come punizioni, aggressività verbale e da mancanza di spiegazioni riguardo ai comportamenti sbagliati del figlio.

Questo perché, come abbiamo visto, il bambino apprende dai genitori il loro modello di comportamento e lo replica negli altri contesti in cui inserito, quindi ad esempio con i compagni di scuola e con gli amici. In secondo luogo, una forte esposizione a comportamenti aggressivi ed ostili dei genitori provoca gli stessi sentimenti ed emozioni nel figlio, che da solo non è in grado di comprendere e gestire queste manifestazioni così intense.

Ci sono anche fattori biologici e genetici legati ad un maggior rischio di aggressività, ad esempio l’esposizione prenatale a droghe ed alcol, lo stress della madre durante la gravidanza, un parto prematuro, i deficit nutrizionali e/o cognitivi, il temperamento del bambino, problemi di attenzione e di iperattività.

Anche un ambiente culturale in cui sono presenti modelli violenti alimenta l’aggressività infantile. Un bambino che nasce e cresce nella società di oggi, entra in contatto con maggiore frequenza e facilità con episodi o comportamenti aggressivi.

bambini aggressivi cosa fare

Bambini aggressivi: cosa fare e cosa evitare

Le emozioni per un bambino sono una forza intesa, sconosciuta e travolgente.

Una rabbia non contenuta è un’esperienza spaventosa per un bambino, perché viene percepita come distruttiva: se il genitore non supporta il bambino e lo fa sentire al sicuro, egli si sente spaventato, solo ed angosciato.

Perciò il genitore non aiuta il bambino tutte le volte che perde la calma, minaccia, picchia, sgrida, punisce o lo asseconda. Al contrario, con questi comportamenti il genitore graverebbe il piccolo anche delle proprie emozioni.

È importante però che egli non viva i comportamenti del figlio come una sconfitta personale sul proprio ruolo o una minaccia alla propria autorità.

Non c’è un unico modo di comportarsi in questi casi, al contrario è importante che il genitore adotti un comportamento flessibile in base alle circostanze. Ciò significa che dev’essere in grado di dare limiti e regole giuste e proporzionate, essere una guida ed un modello per il figlio e aiutarlo a trovare delle soluzioni efficaci.

È necessario ricordare infine che non è efficace “mettersi sullo stesso piano” dei figli, sottraendosi al proprio ruolo genitoriale, poiché le regole, i limiti e l’autorità del genitore sono fondamentali per i bambini: senza di esse sarebbero totalmente in balia di se stessi e delle proprie emozioni.

Un genitore è colui che è in grado di imparare dai propri errori, senza giudicarsi o svalutarsi, ma che ogni volta cerca di dare il proprio meglio per aiutare e comprendere il proprio figlio.

Consigli pratici in caso di bambini nervosi e aggressivi

  1. Non premiate la prepotenza e spiegate come ci si dovrebbe comportare: ad esempio, se vostro figlio ruba un giocattolo ad un compagno, restituitelo al proprietario ed insegnategli a chiedere in prestito gli oggetti che desidera;
  2. Evitate le prediche generiche, come ad esempio Non si picchiano i bambini o Sei cattivo, poiché lo fanno sentire incompreso e sbagliato e rischiano di scatenare un’aggressività ancora maggiore;
  3. Cercate di non usate la violenza, perché gli mostrereste che “chi è più violento vince”;
  4. Non assecondatelo nelle sue manifestazioni aggressive, anche fossero per gioco, ma utilizzate altre modalità di risposta;
  5. Non adottate punizioni fisiche: la punizione fisica è inefficace perché non produce un cambiamento nei comportamenti, al contrario alimenta ulteriormente la rabbia e mina la relazione con l’adulto. Inoltre, mostra al bambino un modello aggressivo e violento di comunicazione e risoluzione dei problemi.

 

Bambini aggressivi: come intervenire

L’intervento dell’adulto dovrebbe permettere al bambino di imparare a controllare la propria rabbia e adattare i propri desideri e necessità ai limiti imposti dal mondo esterno. Al contrario, bisogna insegnare che esistono modi alternativi per esprimerli.

Dovete prima di tutto far sentire al bambino che comprendete come si sente, riconoscete i suoi sentimenti e le sue esigenze, senza giudicarli né sminuirli. Ad esempio, dire Ora sei arrabbiato lo aiuta a capire che cos’è quell’agitazione che prova e a non esserne invaso e dominato.

Prima di tutto, un passo da compiere è quello di individuare con precisione gli episodi di aggressività e il contesto in cui questi si manifestano, ponendosi domande che aiutano a comprendere meglio la situazione attuale:

  1. quali sono stati gli eventi che hanno preceduto i comportamenti aggressivi?
  2. in che cosa consistono i suo comportamenti aggressivi? Quali modalità mette in atto e a quale scopo?

Adesso vediamo come comportarsi con un bambino aggressivo nella partica:

  • Incoraggiate i comportamenti positivi: le punizioni non servono a molto e non fanno da deterrente per il comportamento aggressivo futuro. Ciò che invece è importante è sottolineare ed apprezzare i comportamenti appropriati e positivi del bambino;
  • Siate costanti nei vostri comportamenti: è fondamentale che il bambino sappia che a un determinato comportamento seguirà una specifica conseguenza. È necessaria una linea costante e coerente nell’educazione, in modo che il bambino sappia cosa può o non può fare;
  • Stabilite prima che cosa fare di fronte ai comportamenti aggressivi di comune accordo di entrambi i genitori;
  • Dedicategli attenzione, mostrategli amore e rassicuratelo sul fatto che non è lui che disapprovate, ma il modo in cui si comporta e si esprime;
  • Riconoscete le sue esigenze e i suoi stati d’animo, prima di aiutarlo a modificare il suo comportamento. In questo modo si sentirà riconosciuto ed accettato nelle sue emozioni;
  • Fate allontanare momentaneamente il bambino dal contesto critico e restate per un po’ di tempo in un posto tranquillo;
  • Mostrate il vostro affetto anche in situazioni difficili come questa, affinché vostro figlio non dubiti mai del vostro affetto per lui. È importante che egli si senta amato ed accettato, a prescindere dai suoi comportamenti. Talvolta l’aggressività nasce proprio da sentimenti di rifiuto ed esclusione.

Terapia familiare e supporto genitoriale nei casi di aggressività nel bambino

L’aiuto di un professionista in questi casi può svolgersi attraverso percorsi differenti.

Supporto genitoriale: se i genitori, per qualsiasi motivo, si sentono insicuri o in difficoltànella gestione dei comportamenti del proprio figlio, anche a causa di motivi personali o momenti di vita difficili, possono chiedere aiuto ad un professionista che sostenga le loro naturali capacità e risorse.

Spesso i genitori, presi da sentimenti di sconforto, impotenza e frustrazione, si dimenticano di avere già dentro di sé tutte le risposte ed i comportamenti migliori da mettere in pratica. O talvolta non li vedono o magari ancora non sanno di averli, perché non hanno mai provato a comportarsi in un modo diverso dal solito. È importante quindi la presenza di un occhio esperto ed esterno che aiuti la famiglia ad uscire dall’empasse.

La capacità di apprendere dalle avversità e trasformarle in un’opportunità di cambiamento è un dono fondamentale che i genitori possono fare ai loro figli. Per loro può diventare facilmente un modo d’essere, integrato nella loro personalità, con effetti importanti sul suo benessere psicologico e comportamentale. Ecco cos’è la resilienza e perché è importante insegnarla ai figli.

Terapia familiare: Di fronte a un’aggressività eccessiva di un bambino è importante chiedersi: che messaggio sta mandando mio figlio?È un modo per esprimere un disagio o una sofferenza? Comunica un bisogno del bambino? Quale? Indica che qualcosa in famiglia non va?

Spesso, i comportamenti dei figli esprimono un messaggio unico e specifico in riferimento al loro contesto di appartenenza. Quindi, è proprio attraverso la conoscenza delle relazioni e delle dinamiche familiari che è possibile dare risposta alle domande che ci siamo posti precedentemente.

Non solo. La terapia familiare aiuta i genitori a maturare una consapevolezza maggiore rispetto ai modelli genitoriali che a loro volta hanno avuto nell’infanzia e a connettere il loro particolare modo di “fare i genitori” al loro “modo di essere stati figli”.

Come genitori, non dovrete affrontare queste difficoltà da soli. Sentitevi liberi di contattarmi per parlare del problema in una prima consulenza gratuita. Se lo vorrete, affronteremo insieme questo percorso di crescita utile per tutta la famiglia.

Chi sono e di cosa mi occupo

Dott.ssa Giulia Torelli

Dott.ssa Giulia Torelli

Psicologa Psicoterapeuta Esperta in Sessuologia Clinica

Sono una psicoterapeuta relazionale e aiuto le persone che stanno vivendo relazioni difficili in coppia, in famiglia, con se stessi, con il proprio corpo e le proprie emozioni.

Credo che relazioni costituiscano la modalità più importante e privilegiata attraverso la quale possiamo coltivare noi stessi e la nostra evoluzione come individui.

Mi chiamano psicologo. Questo è un errore. Sono piuttosto realista in un senso più alto, cioè descrivo tutte le profondità dell’animo umano.

Fëdor Dostoevskij