“Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella che danzi”.
Friedrich Nietzsche

Cosa sono gli attacchi di panico?

Gli attacchi di panico sono stati di ansia molto forte, che insorgono inaspettatamente e che provocano un’intensa paura di perdere il controllo, di impazzire o di morire, senza un apparente motivo.

Le persone che vivono gli attacchi di panico li descrivono come momenti terribili che arrivano all’improvviso, specialmente la prima volta. 

Dopo il primo attacco, essendo inaspettato, accade in genere che l’individuo sviluppi una forte preoccupazione e viva uno stato costante di apprensione. Ciò lo porta a rimanere in una tensione continua, in una sorta di ansia anticipatoria, di “paura della paura”, che causa un aumento del livello di stress e quindi l’insorgenza di nuovi attacchi. 

Si instaura infatti un circolo vizioso, dove è la “paura di avere un attacco di panico” che alimenta l’ansia. L’ansia diventa panico e si manifesta un nuovo attacco.

Quali possono essere le conseguenze degli attacchi di panico?

In genere chi soffre di attacchi di panico può sviluppare preoccupazioni rispetto alla propria salute fisica e/o iniziare a limitare la propria vita sociale e la propria autonomia individuale. Infatti, alcune persone temono di ritrovarsi da soli durante un attacco e di non avere nessuno a cui chiedere aiuto, perciò tendono a ridurre o evitare le situazioni in cui sono costretti a rimanere da soli. Al contrario, alcuni possono essere preoccupati di avere attacchi di panico in situazioni e contesti dove ci sono molte persone, quindi tendono ad isolarsi e non uscire di casa.

Tutto ciò provoca una riduzione della qualità di vita del soggetto. 

Come si manifestano gli attacchi di panico?

I principali sintomi fisici dell’attacco di panico sono:

  • sudorazione improvvisa intensa,
  • palpitazioni o tachicardia,
  • difficoltà a respirare o sensazione di fiato corto,
  • tremori,
  • sensazione di soffocamento,
  • dolore al petto,
  • senso di sbandamento,
  • vertigini,
  • sensazioni di svenimento,
  • nausea,
  • brividi o vampate di calore,
  • formicolii o sensazioni di intorpidimento agli arti.

I principali sintomi psicologici dell’attacco di panico sono:

  • derealizzazione (sensazioni di irrealtà) o depersonalizzazione (sentirsi separato da se stesso),
  • sensazione di perdita del controllo ,
  • paura di morire,
  • paura di impazzire.

Non è necessario che durante un attacco siano presenti tutti questi sintomi, poiché la sua manifestazione può essere differente da soggetto a soggetto. 

Secondo il DSM-5, per fare diagnosi di DAP devono essere presenti le seguenti caratteristiche.

  • Attacchi di panico inaspettati e ricorrenti,
  • Almeno un attacco di panico è stato seguito da almeno un mese con almeno uno fra i seguenti sintomi:
    • preoccupazione persistente di avere altri attacchi,
    • preoccupazione relativa alle possibili conseguenze portate dall’attacco,
    • significativa alterazione del comportamento in relazione agli attacchi di panico,
  • Presenza o assenza di agorafobia,
  • Gli attacchi di panico non devono essere causati dagli effetti fisiologici diretti di una sostanza o di una condizione medica generale,
  • Gli attacchi di panico non devono essere meglio giustificati da un altro disturbo psicologico, come ad esempio la fobia sociale.

Quali possono essere le cause di un attacco di panico?

Le cause degli attacchi di panico possono essere molto diverse tra loro. 

Possono ritrovarsi all’interno di un periodo particolarmente stressante per l’individuo, in relazione di un evento specifico oppure alla presenza di numerosi fattori concomitanti. 

I principali eventi che posso favorire l’emergere di un attacco di panico possono essere:

  • Lutti,
  • malattie gravi proprie o altrui,
  • cambiamenti importanti nella vita (matrimonio, lavoro, separazioni),
  • situazioni relazionali conflittuali,
  • cambiamenti di ruolo in famiglia, sul lavoro o in altri contesti,
  • traumi,
  • preoccupazioni intense,
  • momenti di costrizione,
  • situazioni di maggiore responsabilità.

Ci sono però anche soggetti con un particolare tipo di personalità, che predispone ad eventi di questo tipo. Eccone alcuni:

  • Il perfezionista: essere i migliori in tutto per piacere agli altri ci rende persone finte, costruite, artificiali. Giorno dopo giorno si costruisce un’immagine di noi tanto perfetta, quanto inautentica, poiché nasconde, nega e reprime le nostre fragilità e debolezze. Non solo: nasconde chi davvero noi siamo, con i nostri talenti e le nostre risorse. La cosa più importante diviene come appariamo agli altri. E ci dimentichiamo di noi stessi. Più il personaggio che abbiamo creato è diverso da come davvero siamo, più l’attacco di panico emergerà forte per ricordarci chi siamo. 
  • Il moralista: se diamo più importanza alle regole, alla morale, alle questioni di principio, il panico arriva per ricordarci che noi ed i nostri desideri sono più importanti, e che non dobbiamo nasconderci dietro qualcosa di costruito ed uguale per tutti, che non ci rappresenta. A volte essere se stessi significa rischiare, osare…amare noi stessi per come siamo e non per ciò che dovremmo essere.
  • Il monotono: molte persone inseguono una vita normale, tranquilla, senza complicazioni, senza imprevisti, problemi o novità da affrontare. La paura dell’instabilità, del cambiamento e dell’imprevisto portano a voler mantenere a tutti costi la vita così com’è. Fino a quando tutto dentro di noi si spegne ed emerge la voglia di vivere davvero.
  • Il dipendente: chi soffre di ansia e panico è una persona che non ha ancora sviluppato un’adeguata capacità di distanza ed autonomia dalle persone di cui ha bisogno per poter realizzare la propria autonomia personale. Queste persone possono essere i genitori, i figli, il coniuge, o altre figure di riferimento. Tutto questo è alimentato da un’idea di sé come fragile, debole ed impotente. Il panico ci ricorda invece che non è affatto così.

Tu ti riconosci?

Quanto dura un attacco di panico?

Un attacco di panico solitamente dura tra i cinque e i venti minuti, anche se a volte può manifestarsi per più tempo. Esso va naturalmente in remissione dopo un po’ di tempo, ma esistono però dei modi per imparare a gestirlo.

Cosa puoi fare quando arriva un attacco di panico?

  1. In primis è importante riconoscerne i sintomi, poiché questo evita che venga confuso con altre patologie. 
  1. Gli esercizi di respirazione sono un’ottima risorsa per provare a controllarlo, ne riducono la risposta fisica e aiutano a diminuire il battito cardiaco. 

Qui di seguito un esempio da utilizzare quando sopraggiunge un attacco improvviso:

“Concentrati sul respiro per qualche minuto senza distrarvi. Quando sei riuscito a focalizzarti sul respiro per un po’ di cicli, inizia a concentrarti sulle sensazioni scatenate dall’ansia. Porta quindi attenzione al corpo: concentrati sui battiti del cuore, sul ritmo del respiro, sulla sudorazione, sulla tensione nelle varie parti del corpo, sui movimenti involontari e volontari. Limitati a porre attenzione ad ognuno di questi dettagli, senza cercare in alcun modo di cambiarli o di giudicarli. Se riuscirai a persistere, come un’onda del mare questi sintomi si ritrarranno e scompariranno da soli, senza che voi facciate nulla.”

Quando si riesce a svolgere questa pratica di respiro si interrompe il meccanismo che mantiene l’ansia e di conseguenza anche la paura connessa che si prova. In questo modo si inizia a sviluppare fiducia nel fatto che riusciamo a stare con qualsiasi sensazione ci capiti di provare, sapendo che riusciamo a gestirla, senza esserne controllati.

Ecco un secondo esempio:

“Siediti o sdraiati se puoi in un ambiente tranquillo. Inizia a portare l’attenzione sulle dita del piede sinistro, sintonizzandoti sulle sensazioni che trasmette. Solo le prime volte, qualora facessi fatica a percepire le sensazioni, aiutati immaginando di fare entrare ed uscire il respiro dalla zona del corpo su cui sei focalizzato. Risali gradualmente lungo il piede e la gamba sinistra fino al bacino. Una volta terminato, riparti dalle dita del piede destro, risalendo lungo il piede,  la gamba e nuovamente il bacino. Comincia a salire lungo il tronco passando dall’addome, dalla parte alta della schiena, dal petto e dalle spalle. Passa alle dita delle mani e risali lungo le braccia fino alle spalle. Successivamente focalizzati sul collo, sulla gola, sulla faccia, sulla nuca. Concludi la meditazione sulla sommità del capo, immaginando che da esso entri il respiro, fluisca lunga tutto il corpo, ed esca dalle dita dei piedi”.

Terminata la meditazione si può avvertire una sensazione di leggerezza del corpo: fatti cullare da questa sensazione e quando ti senti pronto muovi leggermente mani e piedi e ritorna alla tua quotidianità.

Ed un terzo:

“Sdraiati in un posto tranquillo, dove sai che non verrai disturbato. Porta l’attenzione al respiro e al tuo corpo per qualche istante, poi prova a contrarre i muscoli uno a uno partendo dai piedi fino alla nuca: tieni la contrazione per qualche secondo e poi lasciali andare di colpo. Resta fermo qualche secondo e poi continua, concentrandoti sulla differenza che senti nei muscoli quando contrai o rilassi. Vai avanti così fino a quando non ti sentirai leggero e rilassato”.

NB. Svogli queste meditazioni tutti i giorni, prendendo un momento per te. Non aspettare che arrivi l’attacco di panico, perché se non le hai sperimentate più volte in situazioni normali il tuo corpo farà più fatica a rilassarsi. Prenditi un po’ di tempo per te ogni giorno. Puoi usare sia l’immaginazione, sia tracce che ti piacciono su You Tube.

  1. Annotati appena possibile in quali situazioni avvengono gli attacchi di panico per capire se ci sono momenti, situazioni o persone che li scatenano: questo permette di aumentare la vostra consapevolezza e controllo a riguardo e di poter effettuare una strategia con un professionista per arrivare alla risoluzione del problema.
  1. Data la forte tendenza di questi disagi a diventare cronici, l’alto livello di compromissione del funzionamento sociale e relazionale e l’intensa sofferenza che provocano nell’individuo, è importante rivolgersi ad un professionista esperto che possa aiutare a comprendere questo tipo di disturbo e a cambiare le condizioni individuali e relazionali che concorrono al mantenimento della sintomatologia. 

Cosa possono fare gli altri?

  • La prima cosa da non fare è sminuire ciò che sta accadendo, è importante mostrarsi comprensivi e rassicuranti. Fà sentire che non sei spaventato e che sai che tutto passerà.
  • Offri contatto fisico se la persona ne ha piacere.
  • Evita consigli e critiche, che aumentano la forza dell’attacco perché ne impediscono il libero manifestarsi.
  • Successivamente incoraggia e sostieni la persona a cercare assistenza da un professionista. 

Cosa può fare la psicoterapia?

Gli attacchi di panico sono solo un sintomo, non il vero problema. Cercare quindi di capire cosa abbia portato all’insorgenza del panico è essenziale per poter stare meglio. 

Il panico è un sintomo psichico che ha sempre un motivo di esistere e ci apre all’idea che ci sia qualcosa che non va per il verso giusto: non sappiamo ancora cosa, ma possiamo dedurre che si tratti di qualcosa di importante. 

Occorre prendersi momenti di pausa per osservarsi e porsi alcune domande fondamentali: “C’è qualcosa che vorrei vivere ma che non sto vivendo? E’ davvero questa la vita che voglio? C’è qualcosa che non voglio riconoscere e/o affrontare nella mia vita? Mi sento me stesso?” Qualcosa dentro di noi si sta ribellando, sta emergendo, non potendo più sopportare il nostro modo di vivere. 

I disagi che bussano alla nostra porta, per quanto inaspettati e spesso invasivi come accade con gli attacchi di panico, si rivelano spesso dei grandi alleati: ci dicono che la direzione che abbiamo preso è sbagliata, che qualcosa della nostra vita non va e ci ricordano che abbiamo l’energia e la forza per cambiare.

Qualora ti rendessi conto che i tuoi attacchi di panico non passano e che fai fatica a gestire quello che sta succedendo, non rimandare e fatti aiutare da un professionista. Così facendo, potrai imparare sia a gestire i sintomi del panico, sia ad individuare e affrontare quegli eventi di vita alla base della loro insorgenza, la cui rielaborazione è fondamentale per la tua guarigione.